Giardino digitale
Che cosa sono i giardini digitali
Patrimonio culturale e flusso
Di solito i contributi che diamo al sapere condiviso in una determinata area possono essere distinti in due categorie: contributi al patrimonio culturale e contributi al flusso.
Nella prima categoria rientrano quei contributi che aspirano a far parte di un patrimonio culturale fruibile nel lungo periodo: ad esempio un articolo pubblicato su una rivista scientifica, un libro ecc.
Nella seconda rientrano gli interventi nei thread che si aprono e si chiudono nel breve periodo: un intervento su un social, un tweet ecc. Questa seconda categoria - spesso additata come principale responsabile del diluvio o del sovraccarico informativo - è molto importante dato che in molti casi il flusso contribuisce, anche se non direttamente, alla creazione di contributi al patrimonio.
Patrimonio e flusso sono una traduzione libera e adattata al contesto dei termini stock e flow usati in molte discipline a partire da quelle economiche e finanziarie.
Di solito il primo termine viene preso in prestito dall'inglese e usato così com'è (stock) mentre il secondo viene tradotto con flussi.
Con stock e flussi si misura la medesima entità – ad esempio la popolazione di un paese – dal punto di vista quantitativo, ma con unità di misura differenti. Nel nostro esempio lo stock potrebbe essere costituito dal numero di abitanti in un determinato momento, mentre il flusso dal numero di nascite in un determinato arco temporale.
Patrimonio culturale e relazioni
Nel contesto specifico delle modalità di pubblicazione del sapere il concetto di stock e flussi può essere applicato con valutazioni che vanno al di là del punto di vista quantitativo.
La scelta del termine patrimonio vuole essere un riferimento alla Convenzione di Faro che sottolinea il valore relazionale del patrimonio culturale: «il patrimonio non costituisce un 'valore in sé', ma piuttosto un valore relazionale [...] il patrimonio in tanto ha valore in quanto gli viene riconosciuto da esseri umani che al tempo stesso definiscono storicamente questo valore e ne traggono vantaggio» (Gualdani, 2020).
Giardino digitale
I contributi che compaiono in questa area del sito non si iscrivono nelle modalità correnti di pubblicazione come patrimonio o come flusso, ma intendono iscriversi alle modalità di pubblicazione come 'coltivazione appartenente a un giardino digitale'.
Nei giardini digitali si semina qualcosa che deve avere una struttura in grado di crescere. Qualcosa che sta in mezzo tra patrimonio e flusso.
In altre parole in un giardino digitale non non si pubblicano contributi che pretendono di essere 'perfetti e definitivi'. In un giardino digitale tutto quello che si semina ha la possibilità di crescere lentamente.
Quello che si scrive per un giardino digitale è strutturato e documentato ma non è compiuto: può crescere e proporsi come contributo al patrimonio a seguito di interventi di cura del giardino.
L'autore si impegna a prendersi cura di quello che ha seminato anche interagendo con le osservazioni che potranno arrivare.
Giardini digitali
I giardini digitali non sono una nuova tecnologia o un nuovo format definito. Di fatto si sta formando un consenso attorno a pochi ingredienti. I giardini digitali:
prevedono che l'organizzazione dei contributi sia basata sulle relazioni tra concetti e temi dei contributi pubblicati nello stesso giardino (non ad esempio per data come un blog);
prevedono 'coltivazioni' che crescono e che attraversano varie fasi;
sono volutamente imperfetti, ma offrono opportunità di crescita (pubblicare permette di avviare conversazioni e di imparare in pubblico);
non seguono modelli prestabiliti (ogni giardino ha la sua organizzazione);
non si basano solo su testi e su link tra testi ma valorizzano la diversità dei media e dei formati;
sono sul web in un'area controllata da chi pubblica i contributi (non sono ad esempio su un social controllato da altri).
note
I sei punti finali sono liberamente ripresi da Maggie Appleton, A Brief History & Ethos of the Digital garden, [2020] (dal paragrafo The six patterns of gardening).
L'articolo citato di Maggie Appleton rappresenta un ottimo punto di partenza per un viaggio nel mondo dei giardini digitali. Anche Tom Critchlow, Building a digital garden, 2019.